Le luci dei cieli del Nord o Aurore Boreali


Meridiani e Paralleli - pubblicato : 09-01-2018 17:32:39

I popoli del grande Nord tramandano dall'alba dei tempi leggende suggestive su questo affascinante fenomeno naturale.
Gli scienziati solo di recente hanno associato il fenomeno alle macchie solari. 
Tra scienza e leggenda l'aurora boreale resta uno degli spettacoli da vedere almeno una volta nella vita. 

L’aurora polare, denominata boreale o australe a seconda che si verifichi nell'emisfero nord o sud, è un fenomeno ottico dell'atmosfera terrestre, caratterizzato da bande luminose di varie forme e colori. Le aurore sono visibili in due ristrette fasce attorno ai poli magnetici della Terra. 

Il fenomeno è causato dall'interazione di particelle cariche di origine solare con la ionosfera terrestre. 
Enormi quantità di particelle vengono emanate dal sole, quando incontrano il campo magnetico terrestre interagiscono con gli strati superiori dell'atmosfera regalando questo incredibile spettacolo. Le aurore visibili ad occhio nudo sono prodotte dagli elettroni. 

A volte durante l'apparizione di un'aurora, si possono udire suoni che somigliano a sibili.
L'origine di questi suoni non è ancora chiara: si ritiene che essi siano dovuti a perturbazioni del campo magnetico terrestre locale, causate da un'aumentata ionizzazione dell'atmosfera sovrastante. Le aurore polari sono spesso accompagnate anche da emissioni radio note con il nome di «aural chorus».
Esse possono essere convertite in audio mediante l'impiego di un apposito ricevitore, il suono ottenuto assomiglia a un coro di uccelli.

Per gli eschimesi Inuit le luci verdi e fluorescenti, giallo, azzurre e viola che scendono sulla terra formando straordinari effetti di colore sarebbero gli spiriti dei morti che ritornano. Secondo una leggenda lappone sono effetti di luce creati dalla coda di una grande volpe che colpendo la neve crea scie colorate nel cielo.

Fino alla metà del XIX secolo , gli scienziati pensavano che quelle strane luci colorate, che nei mesi invernali spesso riempivano i cieli a latitudini settentrionali, fossero i riflessi dei raggi del sole su enormi iceberg galleggianti negli oceani polari. Oppure fossero dei lampi di alta quota.

Finché, il 28 agosto del 1859, l'astronomo inglese Richard Christopher Carrington capì che il fenomeno era legato all' attività del Sole.
L'attività quel giorno fu particolarmente intensa, vennero avvistate alcune aurore nel territorio americano, e nei centri scientifici di tutto il mondo la strumentazione subì forti e inspiegabili variazioni. Richard Christopher Carrington notò un gruppo di macchie solari di dimensioni insolitamente grandi, dal quale partiva un lampo di luce biancastra, che dopo qualche ora produsse una seconda ondata di aurore di grande intensità. 
L'ultimo evento di intensità particolarmente rilevante, sebbene pari alla metà di quello del 1859 è accaduto nel 1960 provocando interruzioni radio in tutto il pianeta. 

Le aurore sono prodotte da particelle elettriche, elettroni e protoni, che arrivando dal Sole colpiscono la ionosfera terrestre, ossia la parte di atmosfera compresa tra i 100 e i 500 km di altitudine. Quando il fenomeno elettrico si esaurisce l'energia prodotta dagli elettroni si trasforma in luce visibile: l'aurora boreale o luce dei cieli del Nord.